Il valore della filosofia (Lettere a Lucilio XVI, 3-5)
La filosofia non è un sapere alla portata di tutti e non è fatta per
essere esibita. Non sta nelle parole ma nei fatti. E non si pratica per
questo motivo, affinché la giornata trascorra con una qualche
piacevolezza, oppure affinché la nausea venga rimossa dai momenti morti.
Crea e forma lo spirito, regola la vita, controlla le azioni, mostra
ciò che va fatto e ciò che va evitato, siede al timone e mantiene la
rotta attraverso i pericoli delle cose che si agitano. Senza di lei,
nessuno può vivere in maniera sfrontata, con tranquillità. In ogni
momento succedono un sacco di problemi che hanno bisogno di una
soluzione, che dev’essere richiesta a lei. Qualcuno dirà: «A che mi
serve la filosofia, visto che esiste il destino? A che mi serve, se
tanto è dio che decide? A che serve, se (invece) regna il caso? Infatti,
le cose certe non possono cambiare, e nulla può essere preparato contro
quelle che non si conoscono; eppure, o un dio ha preso possesso delle
mie facoltà mentali e ha deciso (al posto mio) cosa fare, o il caso non
lascia nessuno spazio per una mia decisione». Qualunque (ragione) esista
davvero fra queste, Lucilio, o se anche esistano tutte, bisogna
praticare la filosofia: sia che il destino ci incateni con la (sua)
legge inesorabile, sia che un dio padrone di tutto l’universo abbia
predisposto tutto quanto, sia che il caso metta in movimento e agiti le
faccende umane senza un ordine, la filosofia deve proteggerci. Questa
(la filosofia) ci spingerà a obbedire di buon grado a dio, e
controvoglia alla sorte; ti insegnerà a seguire dio e a sopportare il
destino.